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MALIPIERO (FIRENZE)
 
ARTISTA OPERE MOSTRE IN ASTA
 

Critica Per supporre la potenza delle parole che è possibile ricavare dalle immagini, basta pensare alla lotta condotta contro l‘iconoclastia dal popolo ebraico, ad esempio, sdegnato che qualcuno potesse rappresentare con forme umane il volto di ciò che umano non è e quindi è irrappresentabile, Oppure allo sdegno delle associazioni americane contro le foto dei condannati a morte ritratti da Oliviero Toscani. Non solo l‘immagine è parola ma spesso ha implicita una lettura contraria all‘apparenza. L‘immagine rimanda sempre ad un altro significato ed è denuncia della cosa rappresentata, della sua ineluttabile realtà. Proprio nel suo silenzio sta lo sua forza, e nella ripetizione la sua immortalità. Le OmelIe Vanoni. le Charlofte Rampling (s). le Marylin Monroe, le vive per sempre, rappresentazioni iconiche delle innumerevoli sfaccettature del desiderio. Le immagini altro non sono quindi che chiare affermazioni di parole. Malipiero non è ammaliato, affascinato, modificato. stravolto da esse ma le rielabora, ne diviene interprete e le modella secondo una sua logica di percorso interna. Nel lavoro di Malipiero l‘immagine sostituisce la pennellata. Abbandonato l‘uso dei tradizionali mezzi di espressione pittorica, nelle opere di Malipiero tutto è spostato di almeno un paio di livelli rispetto alla natura. Il primo salto è quello compiuto nel passaggio da pennellata a immagine. Ogni volto rappresenta la sfumatura emotiva di un tassello del quadro-foto, la pedina di una scacchiera miscelato nella quale molti partecipanti conducono, come in un‘orchestra, ad un unico registro emotivo. Un poco come avviene in un film, Malipiero è sceneggiatore del contemporaneo e, a questo fine, utilizza gli stessi strumenti espressivi attraverso i quali questa stessa epoca si definisce: le immagini. Proprio per questo il lavoro di Malipiero può essere anche letto come dialettico rispetto all‘oggi a dimostrazione della sua insita possibilità creativa nonostante la sostanziale sfiducia nell‘uomo, tipica della cultura odierna. Oggi l‘uomo contemporaneo vive in un universo essenzialmente noto in ogni sua parte, persino nei processi più intimi della materia, ma, mentre un tempo erano perfettamente noti i processi attraverso cui. ad esempio, avveniva la produzione del grano o del vino o dell‘olio oggi si ignora come sia prodotto un CD o come avvengano le fasi di lavorazione dei tessuti che indossiamo. Questa ignoranza produce una separazione tra l‘uomo e la realtà per cui le sue aspirazioni sono sempre illusorie e il suo mondo popolato di immagini esterne, come le Sirene di Ulisse. La natura non ha più importanza se non come aspetto estetico, composta dai paesaggisti in giardini ordinati o innovativi ma funzionale solo al piacere dei sensi come del resto il sesso, il cibo, l‘arte. Questo discorso serve per riportare il significato delle cose al suo posto riposizionando l‘uomo al centro di un universo in cui egli sia protagonista e non soltanto. consumatore, utente o username di qualsivoglia realtà virtuale. Visti da qui, i lavori di Malipiero s‘inseriscono in una linea di continuità che. a partire dai bisonti di Lascaux, attraverso il grandioso ciclo di affreschi di Giotto, ad Assisi giunge fino ai giorni nostri con le immagini dei volti di anonimi clienti che campeggiano giganti nei manifesti pubblicitari dei grandi centri commerciali. Eppure dietro le immagini non c‘è niente. Non sono che pure apparenze di una realtà che dopo un minuto già non esiste più. Ma, ai lati delle immagini, ci sono altre immagini, in tutte le direzioni. Il numero simbolico dei volti ripetuti nel quadro allude in realtà all‘infinito in un‘estensione che non ha né prima né dopo. E la storia può anche essere pensata come un‘ininterrotta catena di volti eccetera. La serie orizzontale (o verticale) d‘immagini rimando alle serie orizzontali (o verticali) di 010101, le lunghe strisce di numeri che sono alla base del funzionamento dei personal computer e quindi della mentalità di chi li adopera (sebbene pochi ne siano consapevoli). Così il forte potere evocativo di queste opere si " rafforza" per un suo proprio substrato compositivo che conferisce alle opere "qualcosa di noto" per la mentalità odierna, uno schema di ordine e raziocinio che ci sono propri. ALESSANDRA BRUNI [Pistoia, sabato 25 maggio 2002]

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asta 21
 
Casa d‘aste d‘arte moderna.,
 
Asta n °33 arte moderna
 
 

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